Giorgio Griffa guida con chiarezza e semplicità alla scoperta della sua pittura, delle ragioni che la muovono e da cui nascono i tredici cicli di lavoro del titolo di questo volume. Cicli che, come Griffa stesso spiega, non sono rigide caselle di un classificatore e nemmeno passaggi consecutivi di un processo di evoluzione, ma piuttosto percorsi quasi sempre paralleli che possono però anche sovrapporsi, incrociarsi o procedere in autonomia.
Leggiamo infatti nella quarta di copertina: «Mi pare che nelle avanguardie storiche, ed anche prima di esse, i diversi cicli di un lavoro abbiano spesso uno sviluppo dall’uno all’altro, una sorta di progresso ben sintetizzata dalla sequenza dell’albero di Mondrian. Nel mio caso non c’è nulla di simile. Non c’è progresso, un ciclo segue all’altro non già perché il precedente si è concluso ed il nuovo parte da quelle conclusioni. Sono semplici variazioni fisiologiche fra vari percorsi, sono sentieri diversi nella stessa foresta oscura».