Works on paper è una mostra collettiva che riunisce opere su carta di ventisei artisti rappresentati dalla galleria Casey Kaplan di New York, tra cui Giorgio Griffa. Per la prima volta, la galleria dedica un’esposizione esclusivamente al lavoro su carta mettendo in luce una tassonomia di possibilità a partire da un unico supporto comune, e tracciando tappe di ipotetiche "genealogie": dalla concezione dell'idea iniziale, alla sua gestazione, evoluzione e liberazione, con percorsi autonomi e diversificati, ma legati alla più ampia pratica di ogni artista.
Con stili e approcci molto differenti, gli artisti inclusi nella mostra collocano il lavoro su carta all'interno della loro pratica in modi altrettanto diversi: il disegno diventa allora di volta in volta spazio di meditazione quotidiana, terreno di gioco per sperimentare, pratica di recupero e rigenerazione, rifugio privato, ecc... spaziando tra gesti ampi e tratti sottili, tra astrazione e figurazione, onorando e talvota sovvertendo le tradizioni più accademiche del disegno e del bozzetto.
Per Giorgio Griffa il lavoro su carta ha sempre affiancato la pittura su tela fin dal ciclo dei Segni Primari, ed è stato occasione di spaziare dall'acquerello, alla tempera, alla china, alla matita, al carboncino... Ogni carta è opera autonoma (mai bozzetto o progetto): un altro sentiero per nutrire la mano e dar voce alla storia e alla memoria del segno e del colore che accompagnano l'uomo in un millenario processo di conoscenza del mondo.
-
Un testo di Sofia Freeman, Casey Kaplan Gallery
Dal 1968, Giorgio Griffa ha sviluppato una pratica pittorica che registra la "memoria della materia", lasciando che pennello, colore e tela determinino l'esito del suo lavoro. Eliminando prospettiva e narrazione, i “frammenti di spazio” di Griffa trascrivono il processo pittorico in segni semplici e ripetuti, costituiti da gruppi di linee orizzontali, verticali o oblique.
Le opere su carta di Griffa si sviluppano parallelamente alla sua pratica pittorica, con una transizione fluida nello studio tra tela e carta. Per questa mostra, Griffa presenta una selezione di lavori su carta realizzati tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’80, ciascuno complementare al suo processo pittorico quotidiano. Queste opere evidenziano sia l’universalità della linea essenziale sia la simbiosi tra artista e medium. Tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’70, periodi fondamentali per la sua ricerca, Griffa definì una logica in cui il gesto contenuto divenne distintivo e centrale, ispirato da concetti di tempo, ritmo e memoria. Le sue prime composizioni minimaliste si fondavano su un segno “anonimo” – linee orizzontali e verticali ordinate – che esprimevano il movimento semplice e ripetitivo del pennello, trasformando il processo pittorico in una sequenza di tracce uniformi e quasi operative.
Gli anni ’80 segnarono un’evoluzione significativa nella pratica di Griffa, in cui gli ideali minimalisti del decennio precedente furono arricchiti da un trattamento più grezzo ed espressivo di superficie, colore e linea. Questo cambiamento fu in parte ispirato dall’interesse dell’artista per il lavoro di Henri Matisse e per i motivi decorativi rinvenuti negli affreschi romani della città antica di Pompei. Forme audaci si combinano con variazioni giocose nella linea e campiture non finite, infondendo ai ritmi visivi una qualità lirica. Pur continuando a esplorare concetti di tempo e memoria, questi sviluppi riflettono l’impegno di Griffa verso un ideale di pittura che esiste al di fuori di vincoli stilistici, moralistici o temporali. Rivelano inoltre il suo interesse per la relazione tra il preordinato e l’inconscio, arricchendo la sua indagine sugli elementi fondamentali della pittura.